Bronchiolite da virus sinciziale nei bambini: cosa è importante sapere sulla profilassi con anticorpi monoclonali
Indice dei contenuti
- La bronchiolite da virus sinciziale nei bambini: cos’è, rischi e prevenzione
- Come si trasmette l’infezione da virus sinciziale e quali sono i sintomi
- Come proteggere neonati e bambini piccoli: la profilassi con anticorpi monoclonali
- La profilassi è un vaccino contro la bronchiolite?
- Come si somministra l’anticorpo monoclonale
- Per chi è indicata la profilassi con anticorpo monoclonale
- In quali casi si deve rinviare la profilassi
- In quali casi non si può somministrare l’anticorpo monoclonale
- Quali sono i possibili effetti indesiderati
- Cosa fare dopo la somministrazione dell’anticorpo monoclonale
La bronchiolite da virus sinciziale nei bambini: cos’è, rischi e prevenzione
Il virus sinciziale o virus respiratorio sinciziale (VRS) è una delle cause più frequenti di infezione acuta del tratto respiratorio inferiore nei bambini ed è la prima causa di ricovero ospedaliero nei neonati.
In particolare, nei bambini piccoli, è tra i principali responsabili della bronchiolite, una malattia che può provocare complicazioni anche gravi nelle categorie a rischio, tra cui:
- neonati prematuri,
- bambini di età inferiore a 3 mesi
- bambini con specifiche patologie (ad es. cardiopatie congenite).
Ad oggi non esiste una terapia specifica per la bronchiolite e non sono disponibili vaccini contro questo virus.
Tuttavia, è stato messo a punto un trattamento efficace per prevenire la bronchiolite da respiratorio virus sinciziale, che alcune regioni stanno offrendo gratuitamente e su base volontaria: stiamo parlando della cosiddetta “profilassi con anticorpi monoclonali“.
Vediamo di che cosa si tratta e perché è così importante.
Come si trasmette l’infezione da virus sinciziale e quali sono i sintomi
L’infezione da virus respiratorio sinciziale si trasmette per via aerea attraverso l’inalazione di goccioline generate da uno starnuto o dalla tosse o dal contatto diretto con bocca o naso.
La malattia si manifesta tipicamente nei mesi invernali. Alcuni dei sintomi più comuni sono:
- raffreddore,
- febbre,
- tosse,
- mancanza di appetito,
- pause durante la respirazione.
Nei casi più gravi, può causare una seria infiammazione dei bronchi e dei bronchioli dei polmoni – detta appunto bronchiolite – che può determinare una seria difficoltà respiratoria e rendere necessario il ricovero, talvolta anche in terapia intensiva.
Diversi bambini poi, dopo aver contratto la malattia, possono rimanere più sensibili ad altre infezioni e sviluppare malattie delle vie respiratorie, come il broncospasmo.
Come proteggere neonati e bambini piccoli: la profilassi con anticorpi monoclonali
Per proteggere neonati e bambini piccoli dalla bronchiolite da VRS e dalle sue possibili complicazioni, è possibile somministrare una profilassi (ossia un trattamento preventivo) a base di anticorpi monoclonali (ossia proteine prodotte in laboratorio che funzionano come gli anticorpi del nostro sistema immunitario).
Nello specifico, il farmaco utilizzato per la profilassi è un anticorpo monoclonale anti-VRS chiamato Nirsevimab e derivato da cellule linfocitarie B umane, che blocca la penetrazione del virus sinciziale nell’organismo.
La profilassi viene somministrata nel primo anno di vita, durante la stagione invernale (il periodo in cui si manifesta tipicamente la malattia), e la sua efficacia nel prevenire i ricoveri ospedalieri da VRS è superiore all’80%.
La profilassi è un vaccino contro la bronchiolite?
Anche se il Nirsemivab viene definito impropriamente un “vaccino contro la bronchiolite“, di fatto non lo è.
Si parla infatti di vaccino quando si somministra una parte di virus o di batteri responsabili dell’insorgenza di una malattia. In questo modo, si stimola una reazione immunitaria da parte dell’organismo, che porta alla produzione di anticorpi contro il virus o il batterio senza provocare la malattia.
In questo caso, invece, si somministra direttamente l’anticorpo che è in grado di impedire l’ingresso del virus nell’organismo del bambino.
Come si somministra l’anticorpo monoclonale
Il Nirsemivab viene somministrato per via intramuscolare nella parte antero-laterale della coscia. Il muscolo del gluteo non deve essere usato come sito di iniezione, poiché si rischia di danneggiare il nervo sciatico.
È prevista una dose singola di:
- 50 mg per i bambini con peso corporeo inferiore a 5 kg;
- 100 mg per i bambini con peso corporeo uguale o maggiore di 5 kg.
La profilassi può essere eseguita in occasione delle vaccinazioni previste per l’infanzia. In alternativa, può essere somministrata a qualunque distanza temporale da altri vaccini.
Per chi è indicata la profilassi con anticorpo monoclonale
L’immunizzazione con anticorpo monoclonale è indicato per tutti i neonati che nascono nella stagione di picco delle infezioni da VRS, ossia da ottobre a marzo.
In aggiunta, alcune regioni hanno esteso l’offerta anche ai bambini nati a partire da gennaio del 2024 .
Ad esempio, in Lombardia, nel 2024 l’anticorpo monoclonale viene offerto:
- ai bambini nati dallo 01/11/2024 al 31/03/2025 presso i punti nascita ospedalieri;
- ai bambini nati dallo 01/01/2024 al 30/10/2024 presso i Pediatri di Libera Scelta oppure i Centri Vaccinali.
In quali casi si deve rinviare la profilassi
La somministrazione dell’anticorpo monoclonale deve essere rinviata solo in caso di uno stato febbrile acuto grave o disturbi generali giudicati importanti dal medico.
La presenza di infezioni lievi non comporta il ritardo della profilassi. In caso di dubbi, è sempre consigliabile consultare il pediatra.
In quali casi non si può somministrare l’anticorpo monoclonale
L’immunizzazione è controindicata in caso di ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti del farmaco.
Quali sono i possibili effetti indesiderati
La reazione avversa più frequentemente descritta è un’eruzione cutanea lieve o moderata (7 bambini su 1.000) che si manifesta entro 14 giorni dalla somministrazione.
Sono state inoltre segnalate febbre e reazioni non gravi nel punto di iniezione entro 7 giorni dalla somministrazione.
Come per tutti i farmaci, non è possibile escludere l’eventualità di reazioni allergiche anche gravi come lo shock anafilattico: si tratta di fenomeni estremamente rari e non prevedibili, che tuttavia il personale sanitario che somministra il farmaco è adeguatamente formato per affrontare.
Cosa fare dopo la somministrazione dell’anticorpo monoclonale
Dopo la profilassi è opportuno restare in osservazione per almeno 15 minuti nel luogo in cui il personale sanitario ha praticato l’iniezione.
Una volta a casa, in caso di febbre, si può somministrare un antidolorifico/antipiretico con un dosaggio adeguato al peso del bambino.
Per la gestione di eventuali effetti collaterali è sempre opportuno informare il proprio pediatra di fiducia.